Originale:
I sit beside the fire and think
of all that I have seen,
of meadow-flowers and butterflies
in summers that have been;
Of yellow leaves and gossamer
in autumns that there were,
with morning mist and silver sun
and wind upon my hair.
I sit beside the fire and think
of how the world will be
when winter comes without a spring
that I shall ever see.
For still there are so many things
that I have never seen:
in every wood, in every spring
there is a different green.
I sit beside the fire and think
of people long ago,
and people who will see a world
that I shall never know.
But all the while I sit and think
of times that were before,
I listen for returning feet
and voices at the door.
Traduzione Alliata/Principe (A/P):
Seduto accanto al fuoco, rifletto
Su tutto quel che ho visto,
Sulle farfalle ed i fiori dei campi
In estati ormai da me distanti;
Penso a foglie gialle e a tele di ragno
In autunni che più non torneranno;
Alle nebbiose mattine, e al sole d’argento,
E ai miei capelli agitati dal vento.
Seduto accanto al fuoco, rifletto
Al mondo che sarà,
Quando l’inverno un giorno giungerà,
Ma della primavera io non vedrò l’aspetto.
Vi sono infatti tante e tante cose,
Che io purtroppo ancora non conosco:
Diversi in ogni prato ed ogni bosco
Il verde ed il profumo delle rose.
Seduto accanto al fuoco, rifletto
Ai popoli vissuti tanto tempo fa,
Ed a coloro che vedranno un mondo
Che a me per sempre ignoto resterà.
Ma mentre lì seduto rifletto
Sui tempi che fuggiron veloci,
Ascolto in ansia ed aspetto
Il ritorno di passi e di voci.
Traduzione Fatica (F):
Seduto accanto al fuoco penso
a tutto quel che ho visto,
ai fior di campo e alle farfalle
d’estate e mi rattristo.
A foglie gialle e a ragnatele
d’autunno ai tempi belli,
la nebbia all’alba e il sole argenteo
e il vento nei capelli.
Seduto accanto al fuoco penso
al mondo che sarà,
l’inverno senza primavera
che io non vedrò.
Perché son tante poi le cose
che io non ho mai visto:
un bosco o una primavera
un altro verde acquista.
Seduto accanto al fuoco penso
a tanto tempo fa,
a quelli che vedranno un mondo
ch’io mai conoscerò.
Ma mentre lì seduto penso
ai tempi di una volta,
ascolto e aspetto passi e voci
che tornano alla porta.
Approccio oggetttivo (per quanto possibile):
in summers that have been = “in estati trascorse”. Per conservare la rima, F aggiunge “e mi rattristo”. Il fascino della poesia sta nell’effetto di profonda tristezza ottenuto senza mai menzionare alcun sentimento. A/P inserisce “ansia” nel penultimo verso, ma ci sembra più una descrizione dell’atteggiamento di chi aspetta. Invece F ci informa immediatamente che Bilbo si rattrista, senza sottigliezza. Meglio A/P.
in autumns that there were = “in autunni passati”, parallelo di in summers that have been. Non si dice che quegli autunni fossero “belli”: la loro bellezza implicita sta nella lontananza. Di nuovo, zero sottigliezza. Forse è solo per far rima con “capelli”. Meglio A/P.
I think / of how the world will be: Perché “rifletto / al mondo”? Stesso errore nella penultima strofa. Meglio F.
when winter comes without a spring / that I shall ever see: letteralmente, “quando giungerà l’inverno, senza una primavera che io potrò vedere”. Con tutto il rispetto per il Professore, è uno dei passi della poesia più difficili da comprendere a prima vista. In breve, “Arriva l’inverno, seguito dalla primavera, ma io quella primavera non la vedrò”. Tutto l’inizio della poesia segue il ritmo delle stagioni, che rispecchia l’esistenza di Bilbo e di ogni essere vivente: l’estate delle sue avventure con i Nani, l’autunno degli anni trascorsi a lottare con l’Anello, l’inverno del pacifico presente a Rivendell, e una rinascita primaverile preclusa dal fine terreno della vita. A/P traduce: “Quando l’inverno un giorno giungerà / Ma della primavera io non vedrò l’aspetto”. Inserisce “l’aspetto” per mantenere la rima, ma fondamentalmente rispetta il significato originale. F traduce: “l’inverno senza primavera / che io non vedrò.” La frase non ha apparente senso logico, data l’ambiguità di “che”, e il doppio negativo “senza/non”. Istintivamente viene da scioglierla come “io non vedrò l’inverno che non ha primavera”, e ci risiamo con Game of Thrones. Decisamente meglio A/P.
in every wood, in every spring / there is a different green. In questo caso, spring = “fonte, ruscello”, verde di muschio. F lo traduce di nuovo come “primavera”, un errore da scuole elementari. A/P ci mette “prato/bosco” quando poteva starci “bosco/fonte”, tanto altrove non rispetta rigorosamente la rima; in compenso aggiunge “il profumo delle rose”. Ma almeno non fa violenza alla lingua inglese. Indicibilmente meglio A/P.
of people long ago = agli antenati, a quelli che vennero prima di Bilbo. Una frase così semplice nel contesto della poesia, e la sbagliano tutti e due. Non si parla né degli antichi Egizi né di un generico “tanto tempo fa”. Zero a zero.
of times that were before: di nuovo, Bilbo parla del SUO passato, non di una generica età dell’oro. Meglio A/P.
Approccio soggettivo:
Abbiamo già avuto difficoltà a trattenerci nella parte “oggettiva”. Questa è una delle nostre poesie preferite del SdA, e, come non molte altre, ci piace anche nella traduzione A/P. Ricordiamo la sera in cui Maedhros la cercò in italiano sul telefonino in occasione di una lettura pubblica, perché voleva rendere onore a qualcuno che era mancato: gli si spezzava la voce, e nessuno lo fermò per chiedergli che cavolo stesse dicendo. Pochi giorni fa è apparso su FB il necrologio di Chris Tolkien, in cui viene citata in originale proprio la strofa sull’inverno. La traduzione in francese è perfetta. Lacrime.
Anche la traduzione Fatica ci fa piangere, ma non di commozione.
