Originale:
All that is gold does not glitter,
Not all those who wander are lost;
The old that is strong does not wither,
Deep roots are not reached by the frost.
From the ashes a fire shall be woken,
A light from the shadows shall spring;
Renewed shall be blade that was broken,
The crownless again shall be king.
Traduzione Alliata/Principe:
Non tutto quel ch’è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch’è forte non s’aggrinza
E le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L’ombra sprigionerà una scintilla,
Nuova la lama ora rotta,
E re quei ch’è senza corona.
Traduzione Fatica:
Non tutto quel che è oro poi risplende,
Non si smarriscon tutti gli errabondi,
Il vecchio che ha la forza non s’arrende,
Non gelan le radici più profonde.
Rinascerà un fuoco dalle ceneri,
Una favilla dall’ombre sprigiona;
La lama infranta nuova vita ottiene,
Tornerà re chi è senza corona.
Senza togliere nulla alla versione A/P con cui siamo cresciuti, la versione Fatica ci piace. Niente follie metriche o lessicali; questo sì che si avvicina al “vero Tolkien”, comprensibile, scorrevole, epico. To wither significa “appassire, indebolirsi”, non “arrendersi”, ma stavolta non abbiamo obiezioni perché il risultato non fa fare un salto sulla sedia a chi non conosce l’originale inglese. Tenendo presente le soluzioni infelici già citate, prendiamo quel che passa il convento.
Opinione personale: Non siamo convinti dalle assonanze di Fatica. In questo caso errabondi/profonde, altrove cielo/crudele, pietra/tetro (Poesia dell’Anello), mosse/posso, sofferto/trasferte (The Road goes ever on and on), sarà/vedrò, visto/acquista, tempo fa / conoscerò, volta/porta (Canzone di Bilbo). L’uso dell’assonanza può essere una necessità o una scelta stilistica anche piacevole, ma a lungo andare ci stanca, soprattutto quando è una vera e propria cascata come nella Canzone di Bilbo.
Perché questa splendida “lama infranta” non è stata usata da Fatica al posto di quel monolito che è La-Spada-che-ha subito-il-danno”?
Segnaliamo anche la straordinaria serie di articoli del mitico Kelo (che noi abbiamo letto solo dopo aver scritto il nostro infimo balbettio, per non farci influenzare):
Grazie a te! Oh no, Star Wars non ci era proprio venuto in mente, adesso non riusciremo a dimenticarlo :DDD
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Ma quale infimo balbettio! Non sottovalutate il vostro prezioso dono della sintesi: serve anch’esso, assieme alle disamine approfondite.
Ovviamente concordo con voi sulla “Spada Infranta” in luogo di quella che ha s… no, non lo voglio scrivere! 😛
Per il resto, concordiamo su moltissime cose: trovo anch’io che, in generale, Fatica tenda ad abusare delle rime imperfette. Non che sia necessariamente un male, ma a lungo andare (e soprattutto quando sono troppe, come avete giustamente osservato) rischiano di sottrarre un po’ di musicalità alla poesia: celeberrimo il caso della Poesia dell’Anello. A proposito, cielo/crudele/celano l’ho trovata una combinazione atrocemente forzosa. 😀
Avrei personalmente evitato ceneri/viene, ma vabbè, questioni di stile, non ci si può far nulla. Al contrario, però, errabondi/profondi mi è piaciuta molto – anche perché è quanto di più vicino ad una rima perfetta dal punto di vista fonologico. E poi, dopotutto, anche glitter/wither è una rima imperfetta! 🙂
L’unico vero problema, a mio avviso, è che “ha la forza” richiama un po’ troppo Star Wars – ma anche qui, probabilmente, è perlopiù una questione di gusto.
Grazie per questi vostri bei commenti testuali, li trovo molto interessanti da leggere: continuate così! 🙂
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