All’epoca avevamo ascoltato e trascritto il video ufficiale. Sono meno di 20 minuti, vi invitiamo a guardarlo tutto, perché saremo costretti a parafrasare le parole di Fatica: la sua dizione e i suoi ragionamenti tortuosi non si prestano a una trascrizione letterale.
E’ interessante la presenza di Ilìde Carmignani, traduttrice e intellettuale che segue l’ “approccio straniante” alla traduzione, in contrasto con l’ “approccio addomesticante”, quello cioè che tende a semplificare l’originale per rendere la vita più facile al lettore. (Si veda anche questa intervista.) I traduttori fra noi trovano entrambi gli approcci troppo estremi. Preferiamo una via di mezzo che definiamo “approccio conservativo“. Una traduzione non è diversa da un restauro: ci si trova di fronte a un’opera d’arte che non potrà mai essere del tutto recuperata, quindi si cerca di riportare alla luce il più possibile la mano dell’autore, ma senza ingannare il fruitore reinterpretando creativamente le parti mancanti (ovvero l’intraducibile, il sapore regionale, certi nomi parlanti). Il lettore non va insultato nella sua intelligenza, ma neanche confuso: deve leggere senza intoppi come se l’autore gli entrasse dritto nella mente, ed essere informato delle difficoltà non parola per parola, ma tramite una nota del traduttore, da porre alla fine.
Questa divagazione sfiora soltanto un argomento complesso che altri conoscono meglio di noi. Carmignani introduce il panel dicendo che il traduttore nel suo lavoro si sforza di essere invisibile, di interpretare l’originale senza perdere nulla e senza aggiungere nulla. Il che non descrive l’approccio straniante, e di sicuro non descrive Fatica, che è tutt’altro che invisibile nella sua traduzione.
INTERVENTO DI FATICA
Lipperini mira subito al Vero Tolkien: siamo tutti abituati ad averlo conosciuto con una voce, la voce della prima traduzione italiana, ma la curiosità è, e può rispondere soltanto Ottavio Fatica, evidentemente: Qual’è la voce originale di Tolkien?
Per prima cosa ci stupisce che a una domanda del genere possa rispondere solo un traduttore e non le migliaia in tutto il mondo che hanno letto, studiato e amato tutto Tolkien in inglese. Ammettiamo che forse intendeva “fra le quattro persone presenti”. Va considerata la criminale brevità del tempo concesso a un argomento così importante.
Riprendendo in mano la trascrizione dopo tanti mesi, il contributo di Fatica all’intervento ci appare imbarazzante. Con così poco tempo a disposizione, assistiamo a scambi di questo genere in cui le intervistatrici sono costrette a bacchettare il Maestro:
OF: Qual è la voce originale di Tolkien? Non lo so (risata), io ho sentito delle registrazioni (risata)…
LL: Ma non quella, Ottavio! Ovviamente la voce letteraria.
OF: No no, quando lui recita poesie… è la sua vera voce, cioè una voce esageratamente arcaica, inventata; sembra di sentire un Elisabettiano che recita una poesia, non un uomo degli Anni 30-40, beneducato come lui, oxfordiano, una dizione pulita, magari difficile. No no, è proprio una pronuncia rozza, antica, volutamente forte.
Esempi della rozza pronuncia Elisabettiana e della voce “inventata” (?) di Tolkien: https://www.youtube.com/channel/UC70vZmXOgabA-2_5chEMcHw
Con questo off topic surreale Fatica si è bruciato minuti preziosi. Quando finalmente torna sull’argomento, evita la domanda e rivela che lo stile di Tolkien nelle Due Torri cambia rispetto a quello della Compagnia (inaudito) e che comunque Sam è l’eroe del libro.
Lipperini tenta di riportarlo sull’argomento: La scrittura di Tolkien cambia a seconda che a parlare sia un Elfo, o un Uomo, o un Hobbit o un Nano?
Niente da fare. Fatica dichiara che cambia anche in base ai singoli personaggi, e che lui spera di avere “colto e reso” questi registri. Il nostro commento in proposito è questo intero blog. Ma soprattutto, gran parte della risposta di Fatica consiste in una divagazione sulla voce di Barbalbero e su Christopher Lee, che era quell’attore che faceva Dracula, i vampiri…
Che tipo di comprensione può avere della percezione di Tolkien a livello mondiale uno che non sa, o che crede che i suoi ascoltatori non sappiano, CHI E’ CHRISTOPHER LEE???
Più sotto riporteremo l’intervento più articolato di Arduini. Terminiamo in bellezza questa parte con il finale del Fatica-show:
IC: … qual è il suo concetto di fedeltà? In che modo si è sentito fedele… ha sentito il dovere, come traduttore, come l’ha coniugata questa fedeltà?
OF: Come ho fatto sempre (risata).
IC: Spieghiamolo ai non traduttori.
Fatica si lancia in una difesa del suo uso degli arcaismi, dicendo che lui è stato criticato ma che li usa anche Tolkien. Sacrosanto; peccato che Fatica li metta anche dove non ci sono. Inoltre accusa Alliata e TOLKIEN STESSO di usare anacronismi:
improvvisamente c’è una driade [“dishevelled dryad loveliness”, detto dell’Ithilien]; una semidivinità greca?… Un’unica volta trovi “gioviale” [“more fairspoken and more jovial”, detto di Merry e Pipino nel capitolo The Grey Havens]; ma gioviale viene da Giove… Oppure, io volevo mettere “non c’è un’anima viva in giro”; ma l’anima non esisteva come categoria.
Driade: il nome è greco ma la figura si trova in molte tradizioni, e non è da escludere che Tolkien si riferisse agli spiriti seguaci di Yavanna. Gioviale: ricordiamo che Tolkien finge di rendere in inglese moderno un testo in Ovestron (Appendice F), e che Fatica stesso usa “Anfitrione”. “L’anima non esisteva come categoria”: invece di battutine e risate, Fatica poteva spiegarsi meglio, perché in Morgoth’s Ring ci sono centinaia di pagine dedicate al fëa degli Elfi. E anche se ha dichiarato di non aver letto la HoME, poteva accorgersi che nel Signore degli Anelli si parla di un tale Fëanor.
spear truncheon: io andavo a cercarlo dappertutto che cosa diavolo fosse, finché l’ho trovato: è una citazione da una traduzione dell’Ariosto dell’ ‘800, perché al Canto 30, strofa 39, verso 3, c’è “troncon di lancia” in italiano.
Da qui Fatica deduce che Tolkien conosceva questa traduzione e amava l’Ariosto, e quindi è giusto utilizzare la nostra tradizione letteraria per tradurre certe parole con arcaismi. Ci dispiace che spear truncheon lo abbia fatto tanto penare, perché lo si trova in 3 secondi su Internet ed è un termine Middle English, ben antecedente alla traduzione dell’Ariosto. Senza contare che Tolkien disse: “I don’t know Ariosto, and I would loathe him if I did” (Carpenter, JRR Tolkien – A Biography, p. 291).
Su questo argomento esiste anche un commento molto approfondito di Oronzo Cilli su Facebook.
[Al momento di “andare in macchina” ci è stato segnalato l’ultimo articolo AIST: Tolkien e l’arcaismo nel Signore degli Anelli, che commenta la lettera 171 a Hugh Brogan. L’articolo è molto dotto ma tralascia l’elefante nella stanza: che gli arcaismi di Fatica sono spesso messi dove Tolkien non li mette, o mancano quando dovrebbero esserci. Risponderemo a stretto giro di posta, perché il materiale ce l’abbiamo: la lettera 171 è stata commentata da Costanza Bonelli, Paola Cartoceti ed Enrico Spadaro sulla Voce di Arda, in una puntata dedicata proprio all’intervento al Salone del Libro.]
Per concludere, l’intervento di Fatica lascia l’impressione che lui sia stato molto colpito dalle critiche e che per reazione si pari dietro a un atteggiamento buffonesco o difensivo, eludendo le domande. Ne abbiamo già parlato e ne parleremo ancora, ma a volte ci pare che forse Fatica sia il più innocente degli “studiosi” coinvolti in questo pasticciaccio: ha fatto il suo lavoro come sapeva farlo, e non ha avuto abbastanza sostegno dagli esperti che avrebbero dovuto aiutarlo e invece lo mettono in mostra come una scimmia con l’organetto, a ripetere sempre le stesse cose. Non intendiamo essere offensivi, è un’immagine che ci sorge spontanea. E questo ci porta a:
INTERVENTO DI ARDUINI
LL: Roberto Arduini, l’AIST da anni ovviamente ragiona filologicamente su traduzioni vecchie e nuove ed è consulente di Bompiani per la realizzazione della nuova traduzione. Esattamente quale è stato il vostro obiettivo, se quell’obiettivo è stato raggiunto, e qual è il vostro ruolo, quale è ancora il vostro ruolo nel corso della nuova traduzione?
RA: Il ruolo della nostra associazione è stato quello di seguire il lavoro di Ottavio da un punto di vista filologico e scientifico, quindi da un punto di vista tolkieniano, diciamo. Abbiamo scelto tra noi un responsabile, nella persona di Giampaolo Canzonieri, che ha seguito tutto il lavoro del traduttore, magari cercando di consigliarlo laddove ci potevano essere difficoltà, che il traduttore non poteva sapere perché magari non aveva letto altri libri, non aveva letto i manoscritti, oppure che sarebbero poi venute più in là nelle pagine da tradurre. Quindi il nostro lavoro è stato principalmente questo ed è stato quello di rendere più tolkieniana possibile la traduzione con tutte le difficoltà che questo poneva.
Arduini è chiaro e razionale, ma riconvoca lo spettro del Vero Tolkien. Siamo del parere che quanto dichiara non sia stato fatto da Canzonieri o dall’AIST, né in sede di lavorazione visti i risultati, né in sede di interviste e resoconti. Questo incontro in particolare è stato eccezionale per la sua brevità, quindi forse non ci si poteva aspettare che Arduini reindirizzasse Fatica riguardo a Christopher Lee, l’Ariosto e l’ “anima, come categoria”. Però nel resoconto dell’intervento a Modena sul sito AIST, l’intervistatore, lo studioso Claudio Testi, non ha corretto le affermazioni più scorrette di Fatica che abbiamo segnalato nel nostro commento, soprattutto un completo fraintendimento di Fatica su una frase di Tolkien stesso.
LL: Ma perché il nostro paese da questo punto di vista è anomalo?… Ci si divide tanto su Tolkien…
Arduini dà una risposta tecnica senza menzionare neppure lontanamente l’ideologia. A questo punto non sappiamo più se sia un bene o un male.
Lipperini conclude con una citazione: la Strada corre sempre senza fine, come si suol dire. Curioso che neppure lei trovi naturale citare La Strada s’en va ininterrotta.