Storia di un orsacchiotto di peluche (parte quarta)

Dedicato a Papà

Era il 2015, l’anno in cui cambiò tutto. Ti eri già tuffata nella HoME, stavi preparando l’intervento di fine primavera sulla Athrabeth Finrod ah Andreth.

Poi è successo.

Ce lo scrivi piangendo, ma come dice Gandalf non tutte le lacrime sono un male, anzi. Ancora non ce la fai a pensare a lui senza sentirti in dovere di essere forte, di non fare la bambina. Ma tu sei una bambina, lo sei sempre stata e sempre lo sarai, è giusto. Una bambina con gli entusiasmi e le rabbie dell’infanzia, una bambina che adesso è senza il suo papà, e che deve essere l’uomo di casa. Piangi e sii orgogliosa.

E non riesci a non pensare a tutto ciò che hai perso del tuo già minuscolo mondo: il mare, la casa con la terrazza, la barca, il panino con birra al porto e le chiacchierate dopo le uscite a vela e il bagno nella caletta. Non hai più quell’abbronzatura pazzesca, forse non la riavrai mai.

Avevi già il testo, ma alla fine ci sbattesti dentro quelle parole di Aragorn: “Guarda! Non siamo vincolati per sempre a ciò che si trova entro i confini del mondo, e al di là di essi vi è più dei ricordi. Addio!” Come hai fatto a pronunciarle così impassibile?

E adesso leggi “Guarda! noi non siamo eternamente confinati entro i cerchi del mondo e, al di là, c’è più che il ricordo. Addio!” Non è brutto, ma ti fa schifo. Perché non sono le parole che hai dedicato a tuo papà.

Massì, tanto è solo un peluche.

Storia di un orsacchiotto di peluche (parte terza)

 — Dedicato ad Anna –

Dove sei? Chi per primo ha perso l’altro? Noi probabilmente, quando ricevemmo una tua (graditissima, ce l’abbiamo ancora sulla specchiera con una bandierina americana) cartolina delle Torri Gemelle e un mese dopo caddero, e ci venne un attacco di superstizione. E ci ricordammo solo dei brutti momenti, di quando ci guardavi dall’alto in basso perché eravamo credenti e nerd e malvestiti e tu eri bellissima e desiderata, e noi non avremmo mai avuto una vita. Avevi ragione.

Oggi sappiamo che quello non contava niente. L’unica cosa che conta è quel giorno in prima liceo nell’aula di scienze con lo scheletro vero nell’angolo e i banchi di legno in discesa perché non c’era posto altrove, noi con i quaderni di Chris Foss e tu seduta dietro. Vi piace la fantascienza? Anche a me! Star Trek! Mr. Spock! Star Wars! Il Signore degli Anelli!

Il Signore di cosa?…

Bam, regalo di compleanno. Vita cambiata.

Pomeriggi in piscina a sognare di essere Aragorn che attraversa l’Anduin trascinandosi dietro Gollum, inventando lo stile di nuoto Ramingo. Venerazione del film di Bakshi, tentando di decifrare le parole delle canzoni, disegnando il viso di Frodo. Noi che battiamo le dita sul tavolo e tu dici “Ma come siete patriottici”, ma non era Fratelli d’Italia, era il main theme del film. Noi che adoriamo tua mamma. Tu che a Pescara piangi per una litigata con tuo papà e noi seduti a guardarci, incapaci, stupidi, oggi ti abbracceremmo.

Senza di te non saremmo qui. Speriamo di ritrovarti, un giorno.

Tutto per un orsacchiotto di peluche.

(Sì, ci ricordiamo della tua cagnona Peluche.)

Storia di un orsacchiotto di peluche (parte seconda)

Dedicato a Cla –

La tua esperienza, bambina. L’amica quasi d’infanzia, l’amica delle medie, quella con cui condividi le cotte per gli eroi immaginari, dormi nel lettone di tua zia con il televisore, punti la sveglia per guardare l’ultimo GP di Formula 1 sperando che vinca il vostro preferito, lei si riaddormenta e tu guardi e gioisci per due. L’amica che trova il ragazzo prima di te e le crisi di gelosia, ma poi ci rifai la pace perché tu e lei siete uguali. L’amica con cui viaggi per mezza Europa, a cui puoi dire “Ci vediamo a Schiphol” e lei è lì al terminal con l’altra complice.

L’amica che quando tu scopri il Signore degli Anelli diventa matta, può citare qualsiasi cosa quasi meglio di te, ma per qualche motivo si fissa su “Oh Tom Bombadil Tom Bombadillo”. E anche su “Fredda la mano il cuore e le ossa”. Poi succede la vita, le cose belle e brutte, la perdi di vista come tutti gli altri che non hai saputo coltivare.

Ma quel Whatsapp ogni sei mesi, quelle promesse di rivedervi sul mare. E tu sai MATEMATICAMENTE che quando vi troverete di fronte in stazione la prima frase sarà “Oh Tom Bombadil Tom Bombadillo”.

Poi citerete un’altra passione comune e un recente dolore: “E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia.”

NO. Quei momenti non andranno perduti, non importa quanto ci venga ripetuto che sono orsacchiotti di peluche.

Parte Prima

Storia di un orsacchiotto di peluche (parte prima)

– Dedicato a Bro e Bombarda –

I fautori di Fatica rimangono sbalorditi quando quelli che non lo amano usano sarcasmo e autentici insulti. Per il sarcasmo ci siamo dentro anche noi; gli insulti li condanniamo, ma la rabbia è tanta.

Come mai? diranno subito i nostri piccoli lettori. Sarà per il cumulo di vetriolo accumulato su di noi da Fatica, lui stesso INSPIEGABILMENTE sbalordito dall’ostilità: fan da curva sud… fan tolkieniano iperfazioso, che difende il suo vecchio orsacchiotto di peluche… Si veda qui sopra alla voce “Premesse errate”. Ma soprattutto, sarà forse che con queste parole ha ferito a sangue i ricordi di migliaia, senza conoscerci, senza sapere cosa rappresentava per noi la traduzione Alliata, in un tempo in cui né noi né la traduzione avevamo alcuna colpa?

Adesso vi raccontiamo la storia di un orsacchiotto di peluche che non abbiamo avuto il coraggio di leggere in traduzione Fatica: la Canzone di Boromir, interpretata magistralmente nell’album The Starlit Jewel, con musica di Marion Zimmer Bradley. Ormai è dura trovarlo, ma su YouTube ci sono quasi tutti i brani, magari con sottotitoli in turco:

E’ la storia di un’amica che non vediamo da troppo tempo, di un cognato e nipote virtuali che ci mancano da morire. Di un amico che se n’è andato lasciando un vuoto enorme soprattutto per lei. Delle prime al cinema, con lei in costume da Boromir e noi in costume da… vergognarsi. Dei viaggi in macchina urlando la canzone a squarciagola. Delle recitazioni ad alta voce per far ridere gli amici con la nostra R arrotata: OH BOROMIR, LA TORRE DI GUARDIA SEMPRE A NORD RIVOLTA SARA’ / VERSO RAUROS, LE RAPIDE D’ORO, FINO ALL’ULTIMO DI’ CHE VERRA’. Scusate, ma se non c’eravate vi manca un’esperienza.

Una mezza vita. Uno dei pochi ricordi che quasi non ci portano dolore, semmai dolce malinconia e amore. Una delle poche parti del nostro passato che non abbiamo rovinato con la nostra stupidità e testardaggine.

MA CHE CAXXO DI ORSACCHIOTTO DI PELUCHE???

L’Eärendil Dimezzato

Venerdì mattina la nostra Paola Cartoceti era più ansiosa del solito, e quindi, come farebbe chiunque, per calmare i nervi si è messa a ritradurre la Canzone di Eärendil senza guardare Alliata/Bompiani, anche per capire meglio cosa avesse combinato Fatica e aggiungere dati alla sua già biblica conferenza/saggio su Eärendil. La scoperta clamorosa è stata che – per usare ancora una volta i conteggi che Fatica tanto ama – Fatica salta una media di 10 parole o descrizioni per stanza, a tutti gli effetti dimezzando la poesia.

Si direbbe che lo faccia per rientrare in un metro angusto ed ermetico che pare più un suo esercizio di stile autoreferenziale che un tentativo di rendere nel modo più elegante e comprensibile quello che è il culmine del Silmarillion, l’ascesa di un Silmaril in cielo come segno di speranza e di vittoria finale sul Male.

Mica pippe.

Mentre Paola era persa in questo lavoro rilassante (rendetevi conto che quella come favole della buona notte si legge Stephen King, capite con chi ci tocca lavorare?) le ha telefonato Vittoria Alliata. Lei non ne parla per umiltà, sociofobia e puro terrore sacro, ma noi possiamo dirlo perché siamo Noldor estroversi e felici per lei: ormai si sente con la Principessa, che a suo dire è una persona deliziosa, di un’energia travolgente, e con l’apertura mentale necessaria per accogliere suggerimenti da semplici artigiani della traduzione e dello studio tolkieniano quali siamo noi e Paola. Infatti sembra che loro due, partendo dall’ignoranza di Fatica del Silmarillion e dalla mancata revisione di AIST,  si siano lanciate in una discussione su Eärendil, con Paola che aveva il suo file aperto davanti e citava a memoria la traduzione Alliata, e la Principessa in persona che prendeva nota delle parti salienti del confronto con Fatica.

Son bei momenti.

Per questo, venerdì sera in radio la Principessa ha citato Paola sull’ignoranza del Silmarillion da parte di Fatica, menzionando in particolare “il Vecchio Re” (Elder King = Manwë, creatura angelica e quindi senza età) che lei stessa ha tradotto in maniera sublime con “il Remoto Re”, e senza sapere nulla del Silmarillion! Ma siccome non sappiamo se la Principessa abbia anche parlato in radio delle parole mancanti, perché in quel momento la solita gatta minacciava di mangiarsi il PC se non le davamo la pappa, postiamo qui sotto uno screenshot del file di Paola:

earendil parole mancanti

In giallo le 13 parole o frasi, su 20 versi, che Fatica NON HA TRADOTTO. Sulla colonna di destra sono segnati in verde (perché il rosso diventa illeggibile) passi problematici, fra cui jewels wan / gemme stingono, che è un errore di grammatica perché wan = pallido è un aggettivo, non un verbo, posto dopo il sostantivo da Tolkien per ottenere un effetto arcaico ed epico. (I punti 2 e 2a si riferiscono a dubbi metrici che non capiamo neanche noi.)

Edit: Si noti anche che Fatica non ha tentato neanche di mantenere le allitterazioni (he Back was Borne) se non dove non ci sono (Piagge Perlee, forzatissimo) o le rime interne (shores / before). Curioso da parte di uno che insiste tanto sulla “poesia contenuta nella prosa di Tolkien” e su quanto si sia sforzato in cerca di soluzioni metriche elaborate per le poesie, che le rendono a volte del tutto incomprensibilli (dietro l’abietto, l’oste appetto).

Il file è molto più lungo e contiene anche la traduzione testuale di Paola, che per il momento vuole tenere per sé, per rispetto verso la Principessa e per eterna insoddisfazione, ma prima o poi gliela strapperemo dalle grinfie. Ci siamo rassegnati a questa sua passione per Eärendil, considerando quel meticcio (come direbbe Wu Ming 4) come un mero supporto per il NOSTRO Silmaril, oppure introducendo il concetto di PRESTITO che non è coperto dal Giuramento. E poi i suoi due figli sono talmente adorabili che non lo si può odiare del tutto.

Conclusione:

La Canzone di Eärendil è un passo cruciale del SdA. Chi comincia a leggere il SdA dovrebbe poterla comprendere, di certo testualmente, cosa che con Fatica è impossibile. Inoltre andrebbe spiegato in nota il suo significato profondo per il Silmarillion… O no? In fondo la Canzone è udita da Frodo che non ne capisce nulla, quindi forse il lettore dovrebbe mantenere la stessa ignoranza di Frodo? Oppure, ai giorni nostri in cui esiste la HoME, varrebbe la pena di aggiungere alla Canzone una serie di note che spiegano come essa sia legata al Silmarillion? Questa è una domanda per futuri editori. Non abbiamo una risposta; per ogni evenienza, noi e Paola stiamo preparando una traduzione comparata e annotata. Prima o poi potrebbe venire utile.

Aurë entuluva!