Nell’articolo in cui commentiamo l’intervento di Fatica a Modena (ripubblicato qui sopra) avevamo scritto:
Nightshade compare UNA volta nel SdA, nella Canzone di Tinúviel: Long was the way that fate them bore, / O’er stony mountains cold and grey, / Through halls of iron and darkling door, / And woods of nightshade morrowless.
La belladonna è una pianta (da cui si trae un veleno), e ci sembra chiaro che qui Tolkien, amante delle piante più minuscole, parli di boschi popolati di belladonna. L’oscurità è implicita in morrowless. Non capiamo l’obiezione.
SBAGLIATO. Nightshade compare anche nelle Due Torri:
As nightshade was closing about them Aragorn halted.
Probabilmente Fatica si riferiva a questo passo, nel dire (intervento Modena):
Ha inoltre notato che Tolkien usa “nightshade’ nel senso di oscurità che non esiste in inglese, mentre a un lettore inglese il primo significato che gli viene in mente è il veleno Belladonna, a dimostrazione del gusto che ha Tolkien nel lavorare sulle parole e sugli effetti che hanno nel lettore.
Rimane il punto che Tolkien può usare le parole come meglio preferisce. Non possiamo in questo momento controllare se e quante volte nightshade sia stato usato nella letteratura inglese nel senso di “oscurità”, ma vale il contesto. Se la nightshade si chiude attorno a loro, sembra ovvio che Aragorn non si riferisca alla belladonna o al veleno.
Ci ragioniamo e vi faremo sapere.