La Principessa e il Principe: Fonti primarie

Il nostro interesse è il confronto testuale fra la traduzione Fatica e l’originale di Tolkien, ma in occasione della seconda partecipazione della Principessa Vittoria Alliata alla Voce di Arda sono emerse importanti fonti primarie sulle origini della traduzione Alliata che ci sembra appropriato riportare.

Queste fonti sono anche la ragione per cui ci riferiamo alla traduzione classica come Alliata o Alliata/Bompiani; la Principessa non desidera che ci si riferisca alla sua traduzione come Alliata-Principe. Noi onoriamo il suo desiderio, e preghiamo chiunque ci legga di fare la stessa cosa. Ci riconosceremo su FB.

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L’Eärendil Dimezzato

Venerdì mattina la nostra Paola Cartoceti era più ansiosa del solito, e quindi, come farebbe chiunque, per calmare i nervi si è messa a ritradurre la Canzone di Eärendil senza guardare Alliata/Bompiani, anche per capire meglio cosa avesse combinato Fatica e aggiungere dati alla sua già biblica conferenza/saggio su Eärendil. La scoperta clamorosa è stata che – per usare ancora una volta i conteggi che Fatica tanto ama – Fatica salta una media di 10 parole o descrizioni per stanza, a tutti gli effetti dimezzando la poesia.

Si direbbe che lo faccia per rientrare in un metro angusto ed ermetico che pare più un suo esercizio di stile autoreferenziale che un tentativo di rendere nel modo più elegante e comprensibile quello che è il culmine del Silmarillion, l’ascesa di un Silmaril in cielo come segno di speranza e di vittoria finale sul Male.

Mica pippe.

Mentre Paola era persa in questo lavoro rilassante (rendetevi conto che quella come favole della buona notte si legge Stephen King, capite con chi ci tocca lavorare?) le ha telefonato Vittoria Alliata. Lei non ne parla per umiltà, sociofobia e puro terrore sacro, ma noi possiamo dirlo perché siamo Noldor estroversi e felici per lei: ormai si sente con la Principessa, che a suo dire è una persona deliziosa, di un’energia travolgente, e con l’apertura mentale necessaria per accogliere suggerimenti da semplici artigiani della traduzione e dello studio tolkieniano quali siamo noi e Paola. Infatti sembra che loro due, partendo dall’ignoranza di Fatica del Silmarillion e dalla mancata revisione di AIST,  si siano lanciate in una discussione su Eärendil, con Paola che aveva il suo file aperto davanti e citava a memoria la traduzione Alliata, e la Principessa in persona che prendeva nota delle parti salienti del confronto con Fatica.

Son bei momenti.

Per questo, venerdì sera in radio la Principessa ha citato Paola sull’ignoranza del Silmarillion da parte di Fatica, menzionando in particolare “il Vecchio Re” (Elder King = Manwë, creatura angelica e quindi senza età) che lei stessa ha tradotto in maniera sublime con “il Remoto Re”, e senza sapere nulla del Silmarillion! Ma siccome non sappiamo se la Principessa abbia anche parlato in radio delle parole mancanti, perché in quel momento la solita gatta minacciava di mangiarsi il PC se non le davamo la pappa, postiamo qui sotto uno screenshot del file di Paola:

earendil parole mancanti

In giallo le 13 parole o frasi, su 20 versi, che Fatica NON HA TRADOTTO. Sulla colonna di destra sono segnati in verde (perché il rosso diventa illeggibile) passi problematici, fra cui jewels wan / gemme stingono, che è un errore di grammatica perché wan = pallido è un aggettivo, non un verbo, posto dopo il sostantivo da Tolkien per ottenere un effetto arcaico ed epico. (I punti 2 e 2a si riferiscono a dubbi metrici che non capiamo neanche noi.)

Edit: Si noti anche che Fatica non ha tentato neanche di mantenere le allitterazioni (he Back was Borne) se non dove non ci sono (Piagge Perlee, forzatissimo) o le rime interne (shores / before). Curioso da parte di uno che insiste tanto sulla “poesia contenuta nella prosa di Tolkien” e su quanto si sia sforzato in cerca di soluzioni metriche elaborate per le poesie, che le rendono a volte del tutto incomprensibilli (dietro l’abietto, l’oste appetto).

Il file è molto più lungo e contiene anche la traduzione testuale di Paola, che per il momento vuole tenere per sé, per rispetto verso la Principessa e per eterna insoddisfazione, ma prima o poi gliela strapperemo dalle grinfie. Ci siamo rassegnati a questa sua passione per Eärendil, considerando quel meticcio (come direbbe Wu Ming 4) come un mero supporto per il NOSTRO Silmaril, oppure introducendo il concetto di PRESTITO che non è coperto dal Giuramento. E poi i suoi due figli sono talmente adorabili che non lo si può odiare del tutto.

Conclusione:

La Canzone di Eärendil è un passo cruciale del SdA. Chi comincia a leggere il SdA dovrebbe poterla comprendere, di certo testualmente, cosa che con Fatica è impossibile. Inoltre andrebbe spiegato in nota il suo significato profondo per il Silmarillion… O no? In fondo la Canzone è udita da Frodo che non ne capisce nulla, quindi forse il lettore dovrebbe mantenere la stessa ignoranza di Frodo? Oppure, ai giorni nostri in cui esiste la HoME, varrebbe la pena di aggiungere alla Canzone una serie di note che spiegano come essa sia legata al Silmarillion? Questa è una domanda per futuri editori. Non abbiamo una risposta; per ogni evenienza, noi e Paola stiamo preparando una traduzione comparata e annotata. Prima o poi potrebbe venire utile.

Aurë entuluva!

Le poesie di Fatica: è stata la gatta

Nell’attesa del via libera per commentare la nuova apparizione della nostra Paola Cartoceti alla Voce di Arda (stiamo scrivendo talmente tanti articoli e saggi in contemporanea che abbiamo perso il filo), abbiamo fatto una ricerca per confrontare lo stile poetico di Fatica con quello delle poesie del SdA.

Il risultato non è quello che ci aspettavamo… #clickbait

Dove comprarle:

Le omissioni, Ottavio Fatica. Giulio Einaudi Editore

Vicino alla dimora del serpente, Ottavio Fatica. Giulio Einaudi Editore

Estratti e commenti:

Cinque poesie di Ottavio Fatica – Nazione Indiana

«L’anonimo richiamo» – Ottavio Fatica Poesia in rete

“Le omissioni” di Ottavio Fatica – Flanerí

“Vicino alla dimora del serpente”, recensione

Vicino alla dimora del serpente. | La poesia e lo spirito

Dal punto di vista del nostro studio, eravamo alla ricerca di testi poetici fatichiani che giustificassero la convivenza di astrazioni incoerenti e illeggibili quale la traduzione della giocosa canzone Farewell we call (che contiene l’infamia “dietro l’abietto, l’oste appetto” che nessun hobbit oserebbe cantare, pena l’allontanamento a vita dal Drago Verde) con testi semplici come la Canzone dei Tumuli, che ci piace. Quindi, seguendo la nostra impostazione filologica che ci porta a risalire all’origine dei manoscritti (non delle parole – quella è l’etimologia), abbiamo compiuto questa piccola ricerca.

Le poesie di Fatica, in generale, non ci piacciono. Di una poesia ci piace l’impatto immediato, l’immagine folgorante, il verso memorabile; non ce la facciamo a trascorrere ore e ore a capire quale sia il soggetto e quale l’oggetto. Se quello è il suo stile, lo rispettiamo; anche perché i fan di Montale fra noi sono ben disposti a discutere per giorni il significato di “fuori dal prodigio / CHE schiude la divina indifferenza”.

Continuiamo a sostenere che lo stile adottato da Fatica per molte poesie del SdA non è adatto. Però la nostra ricerca ci ha posto un problema di coscienza. E anche a Paola Cartoceti, quella che in radio ha dichiarato che la durezza pubblica di Fatica suscita altrettanta durezza da parte sua: è scoppiata a piangere su Skype. Motivo? Questa poesia (fonte):

Ho la risposta.

Dio mette la divinità

nell’uomo come l’uomo mette

l’umanità in un animale

o siamo nell’universo

come cani

e i gatti in biblioteca?

Nulla osta. Io guardo

occhi negli occhi

questa gatta, questa

creatura. E ho paura

di aver paura. Avendo

la risposta.

Giochiamo tutti e tre

+a mosca cieca.

E’ stata la gatta. All’improvviso ci siamo trovati davanti un essere umano, non “l’oste appetto”, non il burattino che appare dalle interviste e dalle conferenze AIST. Quando Cercatori di Atlantide affermò che l’intervista a Repubblica doveva servire a “umanizzare” Ottavio Fatica, mancò il bersaglio. Nell’intervista lui fece il bullo come al solito. Bastava citare questa poesia, in cui è tenerissimo, e ha una gatta come noi. (E chiarissimo, vorremmo aggiungere).

Abbiamo tradito il giuramento? Al contrario. Ottavio Fatica è un’entità misteriosissima: riconoscere i casi in cui ci commuove, oltre a quelli in cui ci respinge, ci aiuta a essere ancora più oggettivi nella nostra critica.

 

Commento testuale: L’Enigma di Aragorn

Originale:

All that is gold does not glitter,
Not all those who wander are lost;
The old that is strong does not wither,
Deep roots are not reached by the frost.
From the ashes a fire shall be woken,
A light from the shadows shall spring;
Renewed shall be blade that was broken,
The crownless again shall be king.

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Commento testuale: Seek for the Sword that was Broken / Cerca la Spada che fu Rotta

Originale:

Seek for the Sword that was broken:
In Imladris it dwells;
There shall be counsels taken
Stronger than Morgul-spells.
There shall be shown a token
That Doom is near at hand,
For Isildur’s Bane shall waken,
And the Halfling forth shall stand.

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