Fonti primarie 5: Paola Cartoceti alla Voce di Arda, 17/4/20

La traduzione Fatica: storia, critica, insulti, con Paola Cartoceti per i Figli di Feanor, e Davide Gorga – moderatori Giuseppe Scattolini e Simone Claudiani

Contenuto:

UN TITOLO INSULTANTE

LO SPAESAMENTO

LE SOMIGLIANZE SOSPETTE

PROBLEMI DELLA TRADUZIONE FATICA: 1 – I REGISTRI

IL CORNO DI BOROMIR

PROBLEMI DELLA TRADUZIONE FATICA: 2 – LE INCOERENZE

PROBLEMI DELLA TRADUZIONE FATICA: 2/A – LE STRIZZATINE D’OCCHIO

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TRADUTTOLOGIA

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BESTEMMIE, REFUSI INESISTENTI E ORATORI INESPERTI

LA CENSURA E I GIACOBINI

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Cambio di sottotitolo

I nostri occasionali lettori potrebbero notare che la descrizione del blog è cambiata: “Storia, critica e commento testuale sulla traduzione Fatica di ‘Il Signore degli Anelli'” invece di “In difesa della traduzione del SdA di Vittoria Alliata”

Non abbiamo rinnegato Alliata. Che la sua traduzione (perfino dopo le revisioni di Principe e della STI) contenesse errori gravissimi e scelte stilistiche molto dubbie lo sappiamo da decenni. Riguardo al gusto personale, Gran Burrone non ci è mai piaciuto, e Trombatorrione, ecco, non è invecchiato bene, tanto per fare un paio di esempi. Questo non ha impedito che Tolkien diventasse praticamente il centro della nostra vita intellettuale e personale, anzi, lo dobbiamo a lei.

Tuttavia, più procediamo nello studio della traduzione Fatica e più ci rendiamo conto che quest’opera contiene talmente tanti errori di comprensione dell’inglese, soluzioni tragicomiche e interi passi incomprensibili che, anche considerandola in se stessa, cioè senza paragonarla ad Alliata/Principe o all’originale inglese, “non è una bella traduzione”, tanto per citare Fatica a proposito della traduzione Pavese di Moby Dick.

La situazione è aggravata dalla storia di come si è arrivati a questo punto. Se fosse stata una decisione presa a tavolino per ragioni editoriali ed economiche, calma e tranquilla tipo “e se rinnovassimo la traduzione del SdA? Prendiamo Fatica che è un traduttore famoso, e magari l’AIST ci dà una mano…” allora il risultato, per quanto discutibile, sarebbe stato affrontato con molta più serenità.

Invece siamo sottoposti da ANNI a una campagna IDEOLOGICA di insulti contro Alliata stessa, e di hate speech (non usiamo invano questo termine) verso i tolkieniani settari, cattofascisti, estremisti destrorsi, impallinati, bidelli (tutti documentati dai link che abbiamo pubblicato e pubblicheremo), incapaci di capire che la traduzione Fatica finalmente restituisce il vero Tolkien, che si esce finalmente dall’oscurità, che la dipartita di Christopher segna una nuova era… non solo discriminazione ma cattivo gusto.

Neanche le “vittime” sono incolpevoli – notissima la storpiatura alla napoletana del nome di uno dei fautori di Fatica, che disapproviamo – ed è inutile giocare a chi ha cominciato prima. Non siamo all’asilo.

Speriamo in futuro di parlare sempre meno di politica e sempre più di testi, e c’è tanto da dire, anche a prescindere dalla traduzione A/P. Perfino il lettore casuale che apra la traduzione Fatica e trovi le case hobbit dal “tetto… coperto di cotica” non ne ricaverà facilmente il senso del vero Tolkien.

Fatica, Moby Dick e Sauron entrano in un bar…

… e li cacciano perché ormai non se ne può più.

Seriamente. Fatica è di certo uno studioso, un traduttore e un poeta importante. Il suo principale vanto citato da chi sostiene la nuova versione del SdA è la traduzione di Moby Dick. Che non possiamo giudicare, perché abbiamo letto e amato quel libro solo in inglese.

Per inciso, Fatica ha da dire la sua sulla traduzione Pavese, quel povero ragazzino inesperto, proprio come Alliata quando tradusse il SdA. Il modus operandi del fare appello alla giovane età è sospetto. Non abbiamo letto neanche la traduzione Pavese, ma a questo punto ci viene voglia di cercare l’edizione Adelphi che presenta il testo del 1941, riveduto, corretto e dotato di prefazione da Pavese stesso rispetto alla sua prima traduzione del 1932. (Per chi volesse approfondire, ecco un erudito confronto fra le due versioni di Pavese.) [Edit: anche una recensione di Luigi Sampietro della traduzione Fatica di Moby Dick.] Nel 1941 Pavese aveva 33 anni, non esattamente l’erba di ieri sera, ed era già narratore e poeta. Ma tant’è:

8/11/2015: Non chiamatelo Ismaele, da Il Corriere della Sera – Intervista a Ottavio Fatica sulla traduzione di Moby Dick

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E se l’Italia si stufa di Tolkien?

Non stiamo parlando dei litiganti storici, che non si stuferanno mai di litigare. A questo punto ci pare una partita di calcio, ma molto più noiosa e irritante: i “cattofascisti” segnano rifiutando in blocco la traduzione Fatica, i “comunisti mangiabambini” rispondono con l’ennesimo articolo-bordata colmo di insulti e sarcasmo, l’arbitro Bompiani espelle dal campo la traduzione Alliata/Principe…

Si spera che, mentre il fastidioso rumore della telecronaca urlata continua a uscire da un TV privo del controllo volume, nascano nuovi contributi e iniziative di valore come The Tree of Tales, e nuovi appassionati di tutte le età portino avanti l’amore per Tolkien.

Ma la gente “normale”? O anche gli appassionati seri e brillanti (ne conosciamo) che non vogliono avere niente a che fare con le attività tolkieniane proprio per odio delle polemiche? I ragazzini che hanno visto solo i film? Magari verranno fra due weekend a Novegro per il Potteraduno e sentendo parlare di un intervento su Tolkien diranno al meglio “Chi? Quello che fa sempre litigare mamma e papà? Lasciamo perdere.” Se poi sono fra quelli che approfittano del cambiamento climatico per bigiare la scuola, anziché manifestare di domenica, la reazione potrebbe essere “Chi? Quel vecchio fascista sostenitore di Trump?” e tanti saluti.

Tolkien continuerà a essere una colonna della letteratura universale, al di là di qualsiasi genere. Ma forse languirà nelle biblioteche e sui ripiani alti delle librerie. Magari lo si studierà forzosamente a scuola con lo stesso entusiasmo con cui molti studenti sopportano Dante e Manzoni. Magari qualche insegnante illuminato tenterà di far capire l’attualità delle parole di Gandalf a Frodo riguardo a Gollum – che non abbiamo ancora osato leggere nella traduzione Fatica – forse avventurandosi coraggiosamente sul ruolo della Provvidenza nel SdA. La reazione stanca e annoiata potrebbe essere il rifiuto di tanta retorica, che poi si sa, anche se le divergenze politiche dovessero essere per allora superate, erano brutti tempi.

Siamo di umore apocalittico. Dopotutto, perché non abbiamo “messo la faccia” su questo blog, preferendo un fragile anonimato? Non abbiamo voglia di essere coperti di insulti personalmente oltre che indirettamente. (Non succederebbe perché non siamo nessuno, ma la paranoia è una brutta cosa.) Andremo avanti, ma non ci stupiremmo se quando nessuno ricorderà più questa vicenda, e la traduzione Fatica regnerà sovrana, ci sarà un po’ meno hobbitudine in Italia, un po’ meno amici che si fanno gli auguri con le parole “La Via prosegue senza fine”, perché “La Strada s’en va ininterrotta” non lo dice nessuno.

Fonti primarie 2: Uno spettro fascista si aggira per Bologna

Nel nostro primo post sulla cronistoria della nuova traduzione, rinominato “Fonti primarie 1”, abbiamo accennato a ciò che ha portato all’uscita della traduzione Fatica. O almeno lo credevamo. Nel lavoro demenziale di studio di ogni link che contenga fonti primarie, ovvero le parole dirette degli interessati, ci siamo imbattuti in un evento che costituisce un istruttivo sfondo per la presente situazione e giustifica la nostra paranoia. Quindi facciamo un passo indietro…

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