I nostri occasionali lettori potrebbero notare che la descrizione del blog è cambiata: “Storia, critica e commento testuale sulla traduzione Fatica di ‘Il Signore degli Anelli'” invece di “In difesa della traduzione del SdA di Vittoria Alliata”
Non abbiamo rinnegato Alliata. Che la sua traduzione (perfino dopo le revisioni di Principe e della STI) contenesse errori gravissimi e scelte stilistiche molto dubbie lo sappiamo da decenni. Riguardo al gusto personale, Gran Burrone non ci è mai piaciuto, e Trombatorrione, ecco, non è invecchiato bene, tanto per fare un paio di esempi. Questo non ha impedito che Tolkien diventasse praticamente il centro della nostra vita intellettuale e personale, anzi, lo dobbiamo a lei.
Tuttavia, più procediamo nello studio della traduzione Fatica e più ci rendiamo conto che quest’opera contiene talmente tanti errori di comprensione dell’inglese, soluzioni tragicomiche e interi passi incomprensibili che, anche considerandola in se stessa, cioè senza paragonarla ad Alliata/Principe o all’originale inglese, “non è una bella traduzione”, tanto per citare Fatica a proposito della traduzione Pavese di Moby Dick.
La situazione è aggravata dalla storia di come si è arrivati a questo punto. Se fosse stata una decisione presa a tavolino per ragioni editoriali ed economiche, calma e tranquilla tipo “e se rinnovassimo la traduzione del SdA? Prendiamo Fatica che è un traduttore famoso, e magari l’AIST ci dà una mano…” allora il risultato, per quanto discutibile, sarebbe stato affrontato con molta più serenità.
Invece siamo sottoposti da ANNI a una campagna IDEOLOGICA di insulti contro Alliata stessa, e di hate speech (non usiamo invano questo termine) verso i tolkieniani settari, cattofascisti, estremisti destrorsi, impallinati, bidelli (tutti documentati dai link che abbiamo pubblicato e pubblicheremo), incapaci di capire che la traduzione Fatica finalmente restituisce il vero Tolkien, che si esce finalmente dall’oscurità, che la dipartita di Christopher segna una nuova era… non solo discriminazione ma cattivo gusto.
Neanche le “vittime” sono incolpevoli – notissima la storpiatura alla napoletana del nome di uno dei fautori di Fatica, che disapproviamo – ed è inutile giocare a chi ha cominciato prima. Non siamo all’asilo.
Speriamo in futuro di parlare sempre meno di politica e sempre più di testi, e c’è tanto da dire, anche a prescindere dalla traduzione A/P. Perfino il lettore casuale che apra la traduzione Fatica e trovi le case hobbit dal “tetto… coperto di cotica” non ne ricaverà facilmente il senso del vero Tolkien.
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